Ammettiamo di essere sorpresi: tra i criteri di targeting degli utenti per la pubblicità Display di Google AdWords adesso c’è anche l’essere o meno genitore!
Facciamo un passo indietro per spiegare in quale contesto si colloca questa novità.
Come sappiamo, per AdWords Display, sono disponibili i rapporti sulla Rete Display. Da pochissimi giorni, accanto alle consuete schede ne è apparsa una nuova: “stato genitore”.
[frame link=”https://www.idearia.it/wp-content/uploads/2014/07/adwords-display-rete-dispaly-stato-genitore.png” target=”_lightbox” icon=”image” align=”center” border=”1″ caption=”Come si vede dalla schermata, la scheda si trova a destra delle altre.”] [/frame]
Nello screenshot sottostante osserviamo che esistono 3 possibili stati: “genitore”, “non è un genitore” e “sconosciuto”. Se vi state chiedendo dove legga “genitore” avete ragione, è evidente che c’è stata una erronea traduzione in italiano dell’inglese “parent” (genitore, appunto).
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Dallo screenshot si vede anche che il tracciamento genitore/non genitore è appena cominciato, e che tutti i dati precedenti vengono collocati in sconosciuto.
Questa scheda permette di eliminare o aggiustare le offerte per ciascuna categoria. Quasi superfluo dire che per alcuni settori merceologici (baby care, giocattoli, servizi per famiglie con bambini etc.) sarà ghiotta la possibilità di escludere o ridurre le offerte per chi “non è un genitore” e aumentarle per chi è “genitore“.
Larry Kim, in un post di pochi giorni fa, riporta le modalità con cui Google traccia lo status di genitore.
Google utilizza anzitutto i dati di centinaia di migliaia di questionari, selezionando quelli delle persone che dichiarano di essere genitori. A questo punto usa i loro dati relativi all’uso di YouTube e alle preferenze relative agli annunci come riferimento per profilare il resto della popolazione. Dunque possiamo immaginare che, ad esempio, l’accanita visualizzazione di video di Peppa Pig ci faccia entrare nella categoria dei “genitori“.
Nello stesso articolo ci si domanda se Google stia andando “un po’ troppo in là” con le profilazioni. Bisogna notare, comunque, che in nessun caso la profilazione pubblicitaria permette di identificare un singolo utente, e che Google afferma che non profilerà mai i suoi utenti sulla base di informazioni relative alla salute, alla sessualità o all’etnia.